Come ho scritto di recente, l’arte, quella vera, è sempre sostenibilmente “leggera”, cioè armoniosamente fruibile anche quando si estrinseca attraverso materiali ostici e “duri” come la pietra, il cemento o il calcestruzzo. Ed è questo appunto il caso della produzione scultorea di Bernarda Visentini, artista vera e tra le più rappresentative dell’attuale panorama italiano. E non ha senso chiedersi se la sua scultura sia astratta o figurativa, perché la nostra artista parte sempre dalle figure umane o comunque da elementi naturalistici, per poi spesso scarnificarli o rimodularli, ritrovarne l’essenza, l’archetipo. E non si tratta mai di elementi completamenti astratti, cioè lontani o esenti dalla realtà, anche quando ci appaiono nella più geometrica e stilizzata delle forme, perché vengono ricondotti poi al dualismo primigenio di maschile e femminile, perennemente in conflitto e perennemente in cerca di una alchimistica coniunctio, quella unione, appunto, in cui tutto si ricompone e da cui tutto proviene. Ma non avrebbe neppure senso chiedersi se le sue siano pitture scolpite o statue dipinte. E così in Origini o in Spirali il segno graffiato e graffiante si fa pittura mentre le steli di Ideogrammi in sequenza si snodano come enormi pagine che ci raccontano del grande mistero della natura. E quanto più è scabra e “dura” la materia con cui la Visentini lavora tanto più sono leggere e danzanti le sue statue. Per cui il suo è il Coraggio della leggerezza dell’arte.
prof. em. Rossi Sergio - ”A Illegio è l’ora de ‘Il Coraggio’, 40 capolavori dall ‘500 al XX sec.”, luglio 2024