"Solo un occhio disattento può leggere, decodificare le sculture di Bernarda Visentini in chiave astratto-informale. In verità sono composizioni plastiche legate ad una cultura arcaica-neolitica con dei punti di riferimento con la scultura del primo Novecento, che aveva una sorta di nostalgia per il passato. Allora c’è da chiedersi: un’artista come la Visentini da dove viene, non a livello biografico, ma a livello di spirito antico, cioé quali sono le meccaniche per cui abbiamo talora certi interessi o certe disattenzioni; che cos’è questo suo amore per il passato, ma anche questa sua specializzazione che diventano un corpo unitario. Indubbiamente la Visentini ha uno spirito antico.
Jung parlava di inconscio personale e inconscio collettivo. In lei c’è esattamente un lavoro che è frutto di un inconscio collettivo: ognuno di noi ha dentro le suggestioni inconsce, individuali di un’anima curiosa e qualche cosa che è universale. L’inconscio collettivo non ha una sola verità, ma ha più verità e la Visentini ne raccoglie il messaggio che diventa scultura e, a monte, simbolo.
Le sue opere non sono astrazioni, non sono rifiuto della realtà, ma sono il desiderio e la necessità etica di dare ad ogni corpo plastico il suo significato perché ogni cosa che noi tocchiamo curiosamente ha un significato e un’anima. Se poi le sue sculture sono la ricostruzione di un mondo passato, mi si permetta di dire che hanno una doppia anima: quella del passato e quella di un presente che si chiama Bernarda Visentini.
Queste composizioni mi fanno riflettere su un punto, secondo me, molto molto importante: la differenza che passa fra la cultura arcaica-neolitica e in un certo senso quella più vicina a noi, anche se altrettanto antica: la cultura greca, pagana e idolatra. Queste sculture hanno una loro sacralità, una loro spiritualità in quanto c’è la presenza di un divino non ancora riconosciuto a livello monoteista, ma che è ugualmente presente nella sua universalità. Quest’ultimo diventa essenza in una presenza che va decodificata non tanto dalla nostra mente, ma dal nostro cuore, che è necessario utilizzare per comprendere l’incomprensibile, l’inconoscibile.
La Visentini, in effetti, è una messaggera di questa poetiche dell’assenza che diventa presenza e sta a noi la capacità e l’umiltà di saperle decodificare nel silenzio che noi accordiamo ad un concerto. Queste sono sculture – aldilà del gioco di parole - concertate tra lei e l’invisibile che si fa visibile."
prof. Levi Paolo - Critico d’arte, dalla trasmissione televisiva “Il teorema dell’arte”, aprile – maggio 2010