"Itinerario onirico nel tempo, riaffiorare nel presente di arcaiche memorie epiche e misteriose, incantesimi di forme rituali: la mostra Simbologie universali nelle sculture di Bernarda Visentini, è il racconto drammatico di un’avventura dello spirito. L’artista tarcentina rielabora con stupefatto fervore le appassionate ricerche e gli studi sui reperti preistorici compiuti durante i viaggi in Spagna, Irlanda, Sicilia, Val Camonica, Slovenia e nei Balcani.
L’interesse di Bernarda Visentini si rivolge soprattutto al periodo neolitico in cui - racconta con entusiasmo - un’arte primordiale, ma profonda nei contenuti, assume valori concettuali e simbolici. L’umanità si identifica con la totalità cosmica. Un simbolismo complesso e arcano modula le forme espressive. Connota l’impianto visivo della rassegna un avvincente afflato teatrale.
Per statue e rilievi Visentini usa il cemento leggero trattato come antichissima pietra. Con questo artificio, iconografie remotissime sono calamitate nella contemporaneità e l’oggi si ricollega all’antico. Lo spazio della chiesa è occultato da un susseguirsi di cellette nere entro le quali, per effetto dell’impianto scenografico delle luci, appaiono gruppi di sculture come epifanie tratte per sciamanica magia dalla notte dei millenni. Accompagna la visita il commento sonoro di cinguettii, strida, squittii, ruggiti: voci uscite dagli enigmi di una natura giovane e selvaggia.
Cippi, blocchi itifallici, strutture totemiche, vortici solari, alberi della vita, snodi serpentini intessono dialoghi serrati in un linguaggio indefinito, incomprensibile e però straordinariamente evocativo.
Scritture iniziatiche aprono voragini sull’occulto. Blocchi slanciati verticalmente si fasciano d’incurvature azzurre come solcate in epoche lontanissime da acque scroscianti, si intridono di colori d’alba e di tramonto stesi con terre naturali. Disegni primitivi di musi di civette dicono aspirazioni alla saggezza. Corpi femminei rozzamente stilizzati assumono una grandiosità sacrale: alludono alla Gran Madre, alla Dea Bianca, al Principio generativo. Solenni relitti dell’infanzia dell’uomo.
La “rappresentazione” termina nella nicchia absidale, dove su un tappeto di ghiaia allusivo all’uovo del primordio colloquiano due opere monumentali - un menhir e la Dea Luna - dalle quali sembra scaturire esotericamente la lingua della vera poesia."
dott. Damiani Licio - “Simbologia poetica in cippi e sculture fra valori primordiali” - Messaggero Veneto, 27 settembre 2008